Quegli strani incroci

Oggi è stata riconsegnata al comune di Messina l’area del vecchio inceneritore di San Raineri. Un impianto di combustione della spazzatura un ecomostro che sorgeva nella parte che dovrebbe rappresentare al meglio l’affaccio della città sullo stretto di Messina. Proprio in quella zona falcata che la leggenda vuole formata con la falce costruita da Gea e gettata sulla Terra da Crono dopo avere evirato Urano nella guerra dei Titani. Chi ha fatto rugby sa, che esattamente sotto questo ignobile distributore di veleni sorgeva il campo Arsenale. Un luogo simbolo per intere generazioni di rugbisti e facondo di mitici ricordi. Quel campo oggi è solo un ricordo. Quello stadio infatti, fu chiuso perché il terreno di gioco era contaminato dalla diossina e tuttora ancora non bonificato. Ma oggi si può dire che la causa della più brusca interruzione di attività che i rugbysti messinesi ricordano è stata eliminata. L’inceneritore che distribuiva diossina a mezza città non c’è più perché demolito e smaltito. Come nelle migliori vendette l’opera di demolizione e recupero è stata curata da un rugbista: la ditta Todaro del presidente della CLC Messina. Uno scherzo del destino? Può darsi. Ma se andiamo a guardare bene le notizie di oggi ce n’è una altrettanto importante legata al rugby e ai suoi campi: il commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico della Regione Siciliana, Maurizio Croce, ha pubblicato il bando per l’affidamento della progettazione esecutiva del primo stralcio funzionale relativo al torrente Papardo, tradotto il passo più importante per la strada di accesso al campo di Sperone. Uno strano destino destino forse ha legato le due storiche strutture del rugby cittadine. Forse il vento è cambiato. Noi in ogni caso le vele le abbiamo già orientate sul giusto abbrivio.

Le dieci canzoni pop e rock che descrivono la CLC Messina rugby

Un piccolo divertissement per raccontare la nostra squadra

  1. Strange kind of woman (Deep Purple)
    Giuliana Campanella, Domenica Martinello, Flavia Gerbasi più Strange kind of woman di queste è difficile trovarne. Il settore giovanile è nelle loro mani e l’urletto alla Ian Gillan è nelle loro corde. E i bambini fortunatamente son duri d’orecch. Donne 24 carat
  2. Born to be wild (Steppenwolf)
    Siamo un po’ rudi e selvaggi è vero. Qualcuno anche di più. Ma siamo tanto cari. Tanto buoni. E che siamo così. Come dire “o naturali”
  3. What’s up? (4 Non Blondes).
    Ci informiamo di tutto. Chiediamo di tutto. Dalla politica federale ai risultati. Dalle conquiste degli amici e delle amiche. Da cosa ha fatto tizio e caio e perché. Curiosi e cuttigghiari come 2 fimmini o suli.
  4. Boys Don’t Cry. (The Cure)
    Ovviamente. Cresciuti tra i deserti rocciosi dell’Arsenale e di Sperone, i ragazzi non piangono. Sebbene  non guasterebbe qualche lacrima ogni tanto per bagnare la landa desolata di Sperone.
  5. New gold dream (81/82/83/84) (Simple Minds)
    E’ il nostro sogno: il nostro nuovo campo. E’ più o meno dagli anni ’80 che lo aspettiamo. E siamo quasi pronti. In dirittura d’arrivo. Come dire: un evergreen.
  6. Zombie (The Cramberries)
    Domenica. Ore 17.30 il terzo tempo è agli sgoccioli di birra. Sfinito più o meno. Le partite son finite. Gli amici se ne vanno. Down. E c’è chi, ancora, deve redigere i comunicati stampa.
  7. Bad Day (REM)
    Lunedì . Il Lunedì è la giornata dei dolori. Il lunedì del dirigente è la giornata del Dolore che fa rima con dottore. Lunedì il proverbio napoletano cambia da “adda passà a nuttata” a “adda a iurnata”.
  8. Just Can’t Get Enough (Depeche Mode)
    Non ne abbiamo mai abbastanza. Mai. Dicesi una volta. Mai. Nonostante tutto.  Non ci stanchiamo mai. Sempre avanzando. E per dirla come Michelangelo Bertoli “con un piede nel passato e lo sguardo fisso e aperto, nel futuro”.
  9. It’s My Life (Talk Talk)
    Che ci possiamo fare è la nostra vita! Quella che viviamo meglio. Quella che  ci godiamo inseguendo un sogno che spesso rimbalza male.
  10. Lucky Man (The Verve)
    Vedi sopra. E proprio per questo, possiamo che dire che la fortuna ci ha riservato un bel modo di passare il tempo con gli amici.

La CLC Messina, i Baby Blacks, gli Azzurri under 20 e la Capitolina

Da cosa sono legate 4 squadre così diverse? È possibile intravedere una parvenza di similitudini tra universi così dissimili e lontani? Il 12 marzo di quest’anno la nostra squadra under 18 gioca una meravigliosa partita contro la Capitolina, una squadra che nel gruppo dei 1998 annovera atleti che giocheranno la loro quinta finale per il titolo italiano, perdendo 36-28 ma segnando 4 mete, noi neopromossi e con solo 2 1998 in campo. E quindi? Qualche giorno fa la nostra nazionale under 21, cioè il brutto anatroccolo del rugby nazionale e mondiale, perde contro i Baby Blacks ma segna 4 mete. Ora neanche ricordo da quanto tempo i marziani non subivano 4 mete, ma non è questo il punto. La verità è che al di là dei giudizi tagliati con l’accetta dai leoni da tastiera,  il rugby sa concedere la propria vittoria, quella della dignità e dell’impegno: l’onore delle armi. Ora i ragazzi del 98 della Capitolina disputeranno la loro quinta finale consecutiva, gli Azzurrini lotteranno per la prima volta per un posto dal quinto all’ottavo, i Baby Blacks per il titolo mondiale e noi forse faremo lo spareggio salvezza. Ma anche questo non è il punto. Questi sono universi paralleli, dimensioni che difficilmente si incontreranno con la nostra realtà. Ma noi coltiviamo sogni. E li piantamo sui piccoli successi, sulle battaglie che anche i nostri ragazzi ricorderanno. Coltivare sogni accorcia le distanze. E se nel nostro sport le certezze sono le sentenze delle campo. Una mi sento di anticiparla. Noi ci siamo e ci saremo sempre. Ogni anno con l’asticella sempre più alta. Ogni maledetta domenica per seminare sogni tra risate, delusioni, impegno, vittorie e raccogliere soddisfazioni. Siamo pronti. Buon 2017/18