Prima di parlare del Lupo occorre una premessa.
La parola sacrificio andrebbe bandita e vietata, con la pena del taglio della mano per tutti coloro che la scrivono e la usano quando si parla di sport. I sacrifici li fa chi va in miniera a lavorare, chi sale su un ponteggio al 10. piano, sole, acqua, neve e vento, senza alternativa perché la serenità della propria famiglia dipende solo ed esclusivamente da lui. Gli sportivi, invece, fanno rinunce con abnegazione certo, ma hanno sempre un’altra alternativa: semplicemente fare anche altro.
Detto questo, lo sport è sicuramente fatica, ma anche e soprattutto divertimento e voglia di farlo e di esserci.
E quindi il Lupo al secolo Carmelo Foti from Sila with Love. Una dedizione alla causa ovale che ci ha sempre colpito fin dalle prime telefonate per organizzare le partite dei suoi ragazzi calabresi, alle sue trasferte per gli allenamenti infrasettimanali Cosenza-Messina andata e ritorno circa 200 Km nel bel mezzo di quel deserto dei Tartari che sono i trasporti nel profondo Sud tra treni, traghetti e bus. Giusto qualche dritta.
- Partenza da casa intorno alle 15.30/16,
- treno,
- messaggio sul gruppo prima squadra su WhatsApp per comunicare la presenza e l’arrivo al porto di Messina con l’aliscafo,
- richiesta di passaggio verso lo stadio Sciavicco, che, zucchero non guasta bevanda, sono altri 12 Km,
- risposta del capitano Giovanni Rizzo tallonatore numero 2 in campo ma numero 1 tra i macellai che porterà il nostro eroe al campo
- riscaldamento, che dopo un viaggio del genere si potrebbe anche saltare
- allenamento
- i punti dall’1 al 5 esattamente in ordine inverso
- ore 1 di notte circa e non sempre, il sonno dei giusti
Sacrifici? Non sappiamo come definire ciò che fa il Lupo. Fatica? Certamente tanta. Come quella di chi certe volte è costretto a quadrare, tra le scuse, il numero che non torna delle ruote bucate. Esempio? Sicuro e per tutti
Grazie Lupo