La prima estate senza Arturo

La prima estate senza Il nostro presidente onorario. La prima estate senza il maestro. La prima estate senza il professore Sciavicco. La prima estate senza le sue telefonate. Già. Perché l’estate del rugby messinese è fatta di riunioni, progetti e telefonate. Ma le telefonate di Arturo erano ricche di idee e di proposte condite da infiniti ricordi che diventavano l’esempio e lo sprone per realizzarle. Ma ogni discussione si chiudeva con l’immancabile “avevu a pensari ai picciriddi”. Perché senza bambini non si fa rugby. I ragazzi erano il suo mondo e il suo orizzonte. Incontrare la Lions under 16 non era semplice perché, al di là delle competenze tecniche, le squadre del Maestro conoscevano l’ABC dello spogliatoio e tutti i comandamenti dell’essere squadra. Gli atleti riconoscevano le competenze e rispettavano la persona. Ma il Professore per molti, oltre che l’allenatore era un amico che bussava alle porte di altri amici per chiedere un lavoro per chi aveva bisogno. Mancheranno le tue telefonate, le tue richieste di notizie e la gioia di comunicarti le novità. Arturo ha fatto il rugby a Messina perché senza il suo lavoro non ci sarebbero state quelle meravigliose squadre senior che hanno ottenuto meno di quello che meritavano. Arturo Sciavicco ha insegnato il rugby e i suoi valori con l’umiltà tipica di chi comunque vuole andare avanti. E nell’estate messinese quando le ruck diventano chiacchiere mancheranno le tue aperture e le tue idee. Ma come ci hai insegnato in ogni caso bisogna andare avanti. Sempre avanzare. Ciao Professore rispetteremo le tue consegne.

La CLC Messina, i Baby Blacks, gli Azzurri under 20 e la Capitolina

Da cosa sono legate 4 squadre così diverse? È possibile intravedere una parvenza di similitudini tra universi così dissimili e lontani? Il 12 marzo di quest’anno la nostra squadra under 18 gioca una meravigliosa partita contro la Capitolina, una squadra che nel gruppo dei 1998 annovera atleti che giocheranno la loro quinta finale per il titolo italiano, perdendo 36-28 ma segnando 4 mete, noi neopromossi e con solo 2 1998 in campo. E quindi? Qualche giorno fa la nostra nazionale under 21, cioè il brutto anatroccolo del rugby nazionale e mondiale, perde contro i Baby Blacks ma segna 4 mete. Ora neanche ricordo da quanto tempo i marziani non subivano 4 mete, ma non è questo il punto. La verità è che al di là dei giudizi tagliati con l’accetta dai leoni da tastiera,  il rugby sa concedere la propria vittoria, quella della dignità e dell’impegno: l’onore delle armi. Ora i ragazzi del 98 della Capitolina disputeranno la loro quinta finale consecutiva, gli Azzurrini lotteranno per la prima volta per un posto dal quinto all’ottavo, i Baby Blacks per il titolo mondiale e noi forse faremo lo spareggio salvezza. Ma anche questo non è il punto. Questi sono universi paralleli, dimensioni che difficilmente si incontreranno con la nostra realtà. Ma noi coltiviamo sogni. E li piantamo sui piccoli successi, sulle battaglie che anche i nostri ragazzi ricorderanno. Coltivare sogni accorcia le distanze. E se nel nostro sport le certezze sono le sentenze delle campo. Una mi sento di anticiparla. Noi ci siamo e ci saremo sempre. Ogni anno con l’asticella sempre più alta. Ogni maledetta domenica per seminare sogni tra risate, delusioni, impegno, vittorie e raccogliere soddisfazioni. Siamo pronti. Buon 2017/18