Da cosa sono legate 4 squadre così diverse? È possibile intravedere una parvenza di similitudini tra universi così dissimili e lontani? Il 12 marzo di quest’anno la nostra squadra under 18 gioca una meravigliosa partita contro la Capitolina, una squadra che nel gruppo dei 1998 annovera atleti che giocheranno la loro quinta finale per il titolo italiano, perdendo 36-28 ma segnando 4 mete, noi neopromossi e con solo 2 1998 in campo. E quindi? Qualche giorno fa la nostra nazionale under 21, cioè il brutto anatroccolo del rugby nazionale e mondiale, perde contro i Baby Blacks ma segna 4 mete. Ora neanche ricordo da quanto tempo i marziani non subivano 4 mete, ma non è questo il punto. La verità è che al di là dei giudizi tagliati con l’accetta dai leoni da tastiera, il rugby sa concedere la propria vittoria, quella della dignità e dell’impegno: l’onore delle armi. Ora i ragazzi del 98 della Capitolina disputeranno la loro quinta finale consecutiva, gli Azzurrini lotteranno per la prima volta per un posto dal quinto all’ottavo, i Baby Blacks per il titolo mondiale e noi forse faremo lo spareggio salvezza. Ma anche questo non è il punto. Questi sono universi paralleli, dimensioni che difficilmente si incontreranno con la nostra realtà. Ma noi coltiviamo sogni. E li piantamo sui piccoli successi, sulle battaglie che anche i nostri ragazzi ricorderanno. Coltivare sogni accorcia le distanze. E se nel nostro sport le certezze sono le sentenze delle campo. Una mi sento di anticiparla. Noi ci siamo e ci saremo sempre. Ogni anno con l’asticella sempre più alta. Ogni maledetta domenica per seminare sogni tra risate, delusioni, impegno, vittorie e raccogliere soddisfazioni. Siamo pronti. Buon 2017/18